
Si è tenuta oggi la conferenza stampa del presidente della Camera di commercio Valerio Veronesi sui risultati dell’economia bolognese nel 2021.
Ospite il presidente della Borsa Merci di Bologna, Valerio Filetti, che ha commentato le ultime quotazione dei cereali, in seguito al conflitto Russia-Ucraina.
NEL 2021 CRESCITA SUPERIORE AL 10% PER IL MANIFATTURIERO BOLOGNESE
Un grande capacità di recupero. Questo hanno dimostrato le imprese bolognesi nel 2021.
A settembre 2021 l’economia bolognese aveva già ripreso quanto perso durante la pandemia, superando i valori di settembre 2019.
Poi nei mesi successivi, fra ottobre e dicembre 2021, tutti i settori del manifatturiero hanno continuato a crescere in doppia cifra, anche grazie alla capacità di essere competitivi nei mercati internazionali.
E così le imprese manifatturiere hanno mediamente chiuso l’anno scorso con valori ampiamente positivi: +10,1% per la produzione, +11,6% il fatturato, +12,6% le vendite all’estero, +10,5% gli ordinativi, domanda estera oltre il +11,6%.
I risultati migliori dalla metalmeccanica, comparto che determina la maggior parte delle esportazioni bolognesi: fatturato +16%, produzione +14%, fatturato estero + 15,4%.
Molto bene anche il packaging, +8,5% degli ordinativi, produzione +5,4%, fatturato +6,6%, +8,9% la domanda estera, tutte percentuali che vanno analizzate considerando che questo settore aveva tenuto meglio del manifatturiero nel complesso nel periodo dell’emergenza sanitaria.
Il settore edile ha recuperato in un anno il 6% del volume d’affari, con miglioramenti sia nella componente artigianale (+6,3%), che nella parte cooperativa (+8,1%).
Note positive anche per l’artigianato: +8,8% per la produzione, +9,5% il fatturato e +7,7% per gli ordinativi. Dati positivi anche nei mercati esteri (+8,2% per il fatturato e +4,4% per la domanda estera).
Bene anche l’alimentare, altro settore che si raffronta con un periodo pandemico in cui non si è mai fermato, e che ha subito colto una forte domanda estera: +9,1% le esportazioni e incrementi tra il +2% e il +3% per produzione, fatturato e ordinativi.
Nei servizi il 2021 ha portato mediamente al recupero di oltre l’8% nel volume d’affari.
Bene le vendite del commercio al dettaglio, +3,6%, grazie al +7,1% del comparto non alimentare. Sono invece ancora in flessione il comparto alimentare (-3,3%) e rallenta la grande distribuzione (-1,5%). In doppia cifra, +11%, il recupero del volume d’affari nel commercio all’ingrosso.
Recuperano un 8% in complesso le attività turistiche, che ancora a fine marzo 2021 perdevano oltre un terzo del volume d’affari: +7% il volume d’affari delle strutture ricettive, +7,8% quello della ristorazione, +14,6% per le agenzie di viaggio.
Ma fattori quali la guerra in Ucraina, l’impennata dei costi energetici, la carenza di materie prime e la persistente difficoltà a reperire manodopera, rendono la ripresa più fragile e danno incertezza negli operatori del settore.
E così, se a settembre solo 5 operatori su 100 prospettavano per fine anno un rallentamento della propria attività, questa percentuale è raddoppiata nelle stime relative ai primi mesi di quest’anno e così il saldo tra ottimisti e pessimisti, pur restando positivo, si è in questi primi mesi del 2022 pressoché dimezzato.
In particolare le stime sulla domanda estera, ritenuta in crescita a fine settembre dalla metà degli operatori, ora sono previste in aumento solo da un operatore su quattro, a fronte di un 70% (e questo prima delle tensioni attuali) che spera di conservarne almeno la stabilità.
NEL 2021 VENDUTE ALL’ESTERO MERCI PER OLTRE 17,5 MILIARDI DI EURO, DI PIÙ CHE NEL 2019
È di oltre 17,5 miliardi di euro il valore delle esportazioni bolognesi nel 2021 secondo le rilevazioni Istat rielaborate dall’Ufficio Statistica della Camera di commercio, con una crescita annuale del +15,9%.
La buona performance delle esportazioni è stata accompagnata da una crescita altrettanto significativa delle importazioni, +18,3%, segnale rilevante considerando che la manifattura bolognese opera sulla trasformazione di materie prime e semilavorati.
Tutte in aumento le vendite dei comparti manifatturieri, con l’eccezione di tessile e abbigliamento, che segnano -1,5%.
Crescita superiore alla media per le vendite estere della meccanica (+17,6%): il comparto dei mezzi di trasporto segna un +20,1%, +12,7% per i macchinari. Crescita a due cifre anche per computer, apparecchi elettronici e ottici (+16,3%) e apparecchi elettrici (+27,0%), +35,8% per metalli e prodotti in metallo.
In aumento le vendite in Germania, principale meta di destinazione della manifattura bolognese oltre confine (+21,6%); in crescita anche le vendite negli Stati Uniti (+14,5%) e in Francia (+16,1%), -7,5% invece le esportazioni nel Regno Unito, che scontano ancora gli effetti della Brexit.
Verso la Cina la crescita è del +23,1%, bene anche le vendite verso il Giappone (+9,5%), che meglio aveva tenuto però durante la flessione del 2020.
EXPORT: CONFRONTO CON IL 2019
In valore assoluto, le vendite bolognesi all’estero nel 2021 hanno fatto ancora meglio anche di quanto registrato a fine 2019, in periodo pre-covid, dove le esportazioni si erano fermate a poco più di 16 miliardi di euro, tanto che il rimbalzo complessivo del biennio segna un +7,7%. In attivo anche le importazioni, cresciute rispetto al 2019 del +6,5%.
Completato il recupero della meccanica, con un +5,4% complessivo rispetto a fine 2019, frutto di un +9,6% dei mezzi di trasporto, e di un sostanziale ritorno ai valori pre-covid per i macchinari; importante il +36,3% di prodotti alimentari, bevande e tabacco, l’unico a segnare il passo è il settore del tessile e abbigliamento, -13%.
Recuperate le quote in Germania, con un +14,7% sul 2019, e negli Stati Uniti, +2%; si confermano attrattivi i mercati asiatici (+19% verso Cina e Giappone), restano in rallentamento invece le vendite nel Regno Unito (-17,9%).
L’INTERSCAMBIO CON RUSSIA E UCRAINA
Nell’ultimo triennio le imprese bolognesi che hanno esportato prodotti verso la Russia sono state 1.355, 139 invece quelle che dal mercato russo hanno importato. Inoltre, 44 imprese bolognesi hanno acquisito il controllo di società russe.
Le esportazioni verso la Russia a fine 2021 incidono per il 2,4% delle esportazioni complessive delle imprese bolognesi. Bologna copre il 28% delle esportazioni regionali verso la Russia e incide per il 6% su quelle italiane.
Si tratta di circa 423 milioni di merci esportate nel 2021: perso il 25% durante il 2020, l’anno della pandemia, nel corso del 2021 le vendite sul mercato russo hanno già recuperato un +23%.
La metà dei beni realizzati a Bologna e venduti in Russia è definita da macchinari e apparecchi meccanici (oltre 150 milioni di euro nel 2021), e dai mezzi di trasporto (oltre 86 milioni di euro), poi sostanze e prodotti chimici (43 milioni), e i prodotti del comparto moda (poco meno di 41 milioni di euro). Molto forte, -70%, la diminuzione nell’export dei prodotti alimentari.
Dalla Russia le imprese bolognesi hanno acquistato per oltre 18 milioni di euro, prevalentemente prodotti alimentari, sostanze e prodotti chimici, legno e prodotti in legno, metalli, articoli in gomma e materie plastiche.
Il peso delle esportazioni bolognesi verso l’Ucraina è pari alla metà di quelle verso la Russia. Si tratta di poco più di 213 milioni di euro, di cui quasi la metà in prodotti alimentari. Macchine e apparecchi meccanici pesano per circa 47 milioni di euro sui prodotti venduti in Ucraina nel corso del 2021, quasi 21 milioni invece il peso delle vendite di computer, apparecchi elettronici e ottici.
Nello stesso periodo le imprese bolognesi hanno acquistato dall’Ucraina per poco più di 8 milioni di euro, di cui oltre la metà di prodotti agricoli.
Sono 767 le imprese bolognesi che hanno esportato prodotti verso l’Ucraina nell’ultimo triennio, 88 quelle che hanno importato. Nove le imprese bolognesi che hanno acquisito il controllo di società ucraine.
INVESTIMENTI SUPERIORI AL PERIODO PRE-COVID PER OLTRE LA METÀ DELLE IMPRESE BOLOGNESI
Nel corso del 2021 due imprese manifatturiere su tre hanno effettuato investimenti nelle varie aree di attività (processi, prodotti, commercializzazione).
Una impresa su due ha investito di più rispetto a prima della pandemia.
Si investe ancora soprattutto per esigenze di innovazione degli impianti e di sostituzione o rinnovo dei macchinari esistenti, ma l’emergenza sanitaria ha portato ad una maggiore attenzione delle imprese bolognesi verso i processi di digitalizzazione, tramite l’acquisto di computer e software, e di innovazione di prodotto.
Forte la tendenza ad investire nel settore dell’industria alimentare, dove il 72% delle imprese dichiara di aver investito principalmente nell’acquisto di nuovi macchinari e dei relativi supporti digitali.
Investimenti importanti in impianti, macchinari e prodotti innovativi anche per il 65% delle imprese del settore della metalmeccanica, e per il 57% delle imprese del packaging.
Nel settore edile invece solo un’impresa su tre dichiara di aver effettuato investimenti nel 2021, ma nel 64% dei casi si tratta comunque di investimenti superiori a quelli del 2019.
Grande attenzione per la logistica e la distribuzione dei prodotti per le imprese del commercio al dettaglio, con il 23% che ha investito nello sviluppo della distribuzione, ed il 42% nell’apertura di una nuova sede o nel rinnovo di quella già esistente.
Anche il 43% delle imprese bolognesi che operano nei servizi ha effettuato investimenti nel 2021, e di queste oltre la metà ha investito di più rispetto al 2019, soprattutto in digitalizzazione, acquisto di impianti e miglioramento dei prodotti.
Solo una impresa su tre nella ristorazione ha investito. Nel settore ricettivo una su quattro, ma chi lo ha fatto ha mediamente effettuato più investimenti che nel 2019.
START UP INNOVATIVE: BOLOGNA TERZA IN ITALIA DOPO MILANO E ROMA
Sono 345 le start up innovative attive a Bologna che anche nel 2021 si conferma come una tra le città con la maggiore capacità di attrazione per l’apertura di queste realtà. Il loro numero è aumentato di oltre l’8% nell’ultimo anno, mentre l’incremento medio italiano è stato del 17%.
Tra le città metropolitane in Italia, Bologna è terza, dopo Milano e Roma, per numero di start up innovative ogni mille imprese.
Delle start up innovative che hanno sede a Bologna:
- il 21% opera nel campo industriale,
- il 78% fornisce servizi ad alto valore aggiunto, in particolare il 37% opera nello sviluppo di software.
- 9 su 10 sono costituite come società a responsabilità limitata, l’1% è una società cooperativa.
- Il 12% delle start up bolognesi è a conduzione femminile
- il 14% è guidato da giovani “under 35”.
SONO 113 I FALLIMENTI APERTI NEL CORSO DEL 2021
Dopo il calo del 2020, quando le procedure si erano fermate a 111 unità, a fronte delle 142 di fine 2019, poco cambia per i fallimenti aperti a Bologna nel 2021. Le procedure fallimentari avviate in corso d’anno sono infatti 113, con un’incidenza per 1000 imprese registrate dell’1,19%.
Il settore maggiormente interessato è quello delle attività manifatturiere, che con 25 imprese coinvolte ha registrato il 22% dei fallimenti totali. Poi il commercio, con 23 procedure aperte, e le attività turistiche, 16. Ma si registrano anche 18 nuove procedure aperte nel settore edile.
Quasi l’80% riguarda società di capitale, con 90 procedure aperte, poi società di persone (9), ditte individuali (8) e altre forme d’impresa (con 6 procedure aperte in corso d’anno).
2021: PIÙ APERTURE CHE CESSAZIONI. APERTE 1.440 IMPRESE GIOVANILI
Dopo la frenata imposta nel 2020 dalla fase acuta dell’emergenza sanitaria, torna a crescere la base imprenditoriale bolognese: a fine dicembre sono 95.335 le sedi d’impresa registrate in Camera di commercio, di cui 84.333 risultano attive. Se alle sedi di impresa si aggiungono le 23.843 unità locali presenti, si ottiene un totale di 119.178 attività registrate a fine anno nell’area metropolitana di Bologna.
E tornano a crescere le nuove imprese: in corso d’anno sono nate 5.275 attività, 776 in più rispetto al 2020, una risalita che sta lentamente riallineando i valori al periodo pre-covid.
Ancora lontane invece dal fisiologico flusso di cancellazioni nei registri camerali le chiusure d’impresa: le cessazioni effettive rilevate tra gennaio e dicembre (4.400 unità) rappresentano il valore più basso osservato dal 2008 ad oggi, inferiore anche a quanto rilevato lo scorso anno.
Il bilancio è dunque positivo e pari a +875 attività, e per effetto, in particolare, della contrazione delle cessazioni, risulta il migliore degli ultimi quattordici anni.
La crescita delle attività edili (+385 unità in corso d’anno) traina il settore industriale (325 attività in più), che sconta invece il rallentamento del manifatturiero (-68).
In attivo anche i servizi, con 318 unità in più e una variazione del +0,53%: in recupero le attività turistiche (+65), in difficoltà le attività commerciali (-36) e i trasporti, con un saldo di -85 unità. In calo agricoltura e pesca (-114).
In crescita oltre la media le società di capitale (+895 attività nei dodici mesi e una variazione del +3,02%), nell’anno appena trascorso ritrovano slancio anche le ditte individuali, con un bilancio di +219 attività e una crescita annuale del +0,48%. Resta negativo invece il saldo delle società di persone (-242 unità, pari ad una variazione del -1,43%).
La fotografia dell’imprenditoria bolognese al 31.12.2021 evidenzia 26.543 imprese artigiane, oltre il 31% delle imprese attive bolognesi, cresciute tra gennaio e dicembre di 188 attività.
6.613 sono le imprese giovanili, con oltre 1.400 nuove attività avviate in corso d’anno, e 20.183 le imprese femminili, pari ad un tasso di imprenditorialità del 21,5%.
12.868 le attività gestite da stranieri, quasi 14 attività su 100, e crescono a un ritmo di oltre 100 nuove attività al mese.
IL 47% DELLE PROFESSIONALITÀ CERCATE DALLE IMPRESE FRA MARZO E MAGGIO 2022 È DI DIFFICILE REPERIMENTO
A marzo è ripresa la domanda di lavoro: sono 8.180 le entrate programmate dalle imprese bolognesi per questo mese di marzo, in aumento di circa 800 unità rispetto febbraio (+10,8%), e, grazie alla riapertura di tutte le attività economiche, in aumento rispetto a marzo 2021 (+2.040 unità; +33,2%), quando erano in vigore le restrizioni per la pandemia.
Nel trimestre marzo-maggio 2022 le imprese bolognesi avrebbero in programma 24.570 entrate, +9,3% rispetto al trimestre febbraio-aprile 2022.
Nel 24% dei casi le entrate previste saranno stabili (contratto a tempo indeterminato o di apprendistato), mentre nel 76% saranno a termine (a tempo determinato o altri contratti con durata predefinita).
Le entrate previste si concentreranno per il 69% nel settore dei servizi e per il 54% nelle imprese con meno di 50 dipendenti. Il 29% sarà destinato ad operai specializzati e conduttori di impianti, il 28% a dirigenti, specialisti e tecnici, il 20% alle professioni commerciali e dei servizi.
Il 21% delle entrate previste sarà destinato a personale laureato, mentre una quota pari al 30% interesserà giovani con meno di 30 anni.
A marzo si conferma il trend di crescita della difficoltà di reperimento che riguarda oltre il 47% dei profili ricercati:
In particolare le difficoltà più elevate riguardano:
- 130 Personale non qualificato nelle attività industriali e assimilati (84,5%)
- 170 Specialisti della formazione (77,3%)
- 530 Operai specializzati nell’edilizia e nella manutenzione degli edifici (71,2%)
Le tre figure professionali più richieste concentreranno il 26% delle entrate previste:
- 870 Cuochi, camerieri e altre professioni dei servizi turistici
- 630 Operai nelle attività metalmeccaniche ed elettromeccaniche
- 610 Personale non qualificato nei servizi di pulizia e in altri servizi alle persone
Data Notizia: 2022-03-15
Categoria pagina: Istituzionale