
I segnali di rallentamento registrati negli ultimi tre mesi dell’anno confermano un 2024 difficile per l’economia bolognese: tra ottobre e dicembre in flessione produzione, fatturato e ordini (tra il -5% e il -6% circa), frenano i mercati esteri (+0,4% il fatturato, +0,5% la domanda estera).
Non fa meglio la metalmeccanica, qualche segnale positivo viene dal packaging, che tiene sui mercati internazionali (+11,4% il fatturato e +15,4% la domanda estera). Ancora in calo il comparto edile, -3,4% nell’ultimo scorcio d’anno, si fermano il settore turistico e le vendite del commercio al dettaglio, con un analogo +0,2% registrato tra ottobre e dicembre.
Si chiude così un anno in progressivo rallentamento, segnato dalla frenata del mercato interno e dal minor sostegno proveniente dal contesto internazionale: attorno al -3% la flessione di produzione e fatturato, sopra al -2% il calo degli ordinativi, gli unici segnali confortanti vengono da fatturato e domanda estera, vicini ad un complessivo +4%.
Flessione su dinamiche pressoché doppie per la metalmeccanica, dove produzione, fatturato e ordinativi registrano un calo compreso tra il -6% e il -4%. Tengono ancora i mercati esteri, con variazioni tra il +3% e il +4%.
Segnali di tenuta dal comparto del packaging, con il +3% complessivo della produzione e il +1% del fatturato, e un mercato internazionale che registra dinamiche tra il +9% delle vendite e il +10% della domanda estera. Preoccupa il progressivo calo degli ordinativi, che dopo il primo scorcio d’anno hanno registrato solo segni negativi.
Cala di un complessivo -3,1% il volume d’affari nel settore edile, in cui rallentano sia la componente artigianale (-3,6%), che la parte cooperativa (-1,4%).
In flessione il comparto dell’artigianato: tra il -5% e il -6% la flessione di produzione, fatturato e ordinativi, più dinamici i mercati esteri, tra il +7% del fatturato ed il +6% della domanda estera.
Tiene la cooperazione, che chiude l’anno con produzione, fatturato e ordinativi in crescita, tra il +2% e il +3%, ed una sostanziale tenuta dei mercati esteri.
In controtendenza il comparto dell’industria alimentare: vicina al +3% la crescita di produzione, fatturato e ordinativi, trainati dal +5% sui mercati esteri.
Nei servizi la variazione del volume d’affari in corso d’anno è stata del -0,5%.
Sostanzialmente stabili le vendite del commercio al dettaglio: rallentano, con variazioni che non vanno oltre il punto percentuale, sia il comparto alimentare che quello non alimentare, tiene la grande distribuzione, +1,1%. Frena il commercio all’ingrosso, con un complessivo -3,4%.
Ancora in crescita le attività turistiche, che chiudono l’anno con un +2%: +0,5% il volume d’affari delle strutture ricettive, poco al di sopra del +2% quello della ristorazione, vicine al +5% le agenzie di viaggio.
E il rallentamento certificato dai numeri è testimoniato anche dalle percezioni degli operatori intervistati, che per il secondo trimestre consecutivo rilevano un peggioramento delle condizioni economiche rispetto al periodo precedente. Fa eccezione il commercio al dettaglio, sostenuto nell’ultimo scorcio d’anno dai consumi legati alle festività del periodo.
Non sono confortanti neppure le stime degli addetti per il nuovo anno: aspettative di rallentamento prevalgono infatti in tutto il settore manifatturiero e nel settore delle costruzioni, ma anche per il commercio al dettaglio e le attività turistiche.
Nel 2024 vendute all’estero merci per quasi 20 miliardi di euro
È di quasi 20 miliardi di euro il valore delle esportazioni bolognesi nel 2024 secondo le rilevazioni Istat rielaborate dall’Ufficio Statistica della Camera di commercio, ma l’export bolognese ha progressivamente perso d’intensità in corso d’anno, chiudendo con un complessivo -3% rispetto al 2023.
Andamento analogo per le esportazioni regionali, con un -2% annuo, leggermente meglio l’export nazionale, che registra un complessivo -0,4%.
E l’ultimo trimestre dell’anno conferma le difficoltà dell’export bolognese: il -5,9% registrato tra ottobre e dicembre è segnato dal -12% dei macchinari, che da soli rappresentano un terzo delle vendite all’estero bolognesi, e dal progressivo rallentamento dei flussi verso i principali mercati di sbocco, -8,3% il mercato tedesco, fermo quello statunitense.
Anche le importazioni segnano il passo, con un -0,3% in corso d’anno e un -4,4% nell’ultimo trimestre, segnale rilevante considerando che la manifattura bolognese opera sulla trasformazione di materie prime e semilavorati. In rallentamento le importazioni sia in regione, -0,8%, che a livello nazionale, dove gli acquisti dall’estero in corso d’anno sono diminuiti del -3,9%.
In linea con l’andamento complessivo il settore manifatturiero, da cui provengono quasi il 99% delle esportazioni bolognesi, e la cui variazione raggiunge il -3,3%. Crescono le vendite di prodotti petroliferi, +40%, farmaceutici, +25%, e chimici, +6%, in rallentamento gli altri comparti, tra cui alimentari, -15%, e abbigliamento, -6%.
Il trend di crescita dei mezzi di trasporto, +12,4% complessivo in corso d’anno (accompagnato da un +11,5% delle importazioni), non è sufficiente a sostenere l’export del comparto della meccanica, che registra un complessivo -2,3% (-1,5% invece per gli acquisti dall’estero), segnato dal -9% dei macchinari (-12% le importazioni), a cui si aggiungono il -6% di computer, apparecchi elettronici e ottici, il -5% di metalli e prodotti in metallo, e il -8% degli apparecchi elettrici.
Confermati i segnali di difficoltà con i principali interlocutori delle imprese bolognesi: non vanno oltre un +0,9% le vendite negli Stati Uniti, che si confermano la principale meta di destinazione della manifattura bolognese oltre confine, calano quelle sul mercato tedesco, -4,9%, che resta comunque il nostro secondo mercato di destinazione. Rallentano le vendite anche in Francia, -0,3%, nel Regno Unito, -0,7%, e verso il mercato russo, -2,3%.
Fiacco il mercato asiatico, che perde un complessivo -1%. La tenuta del mercato giapponese, con un +11% complessivo, influenzato dalle oscillazioni delle quote del tabacco, che rappresentano quasi il 70% di quanto esportato dalle imprese bolognesi sul territorio giapponese, non è sufficiente a compensare il -21% registrato in corso d’anno sul mercato cinese.
Il 60% delle esportazioni bolognesi è ad alto contenuto tecnologico
Sono poco meno di 12 miliardi di euro le vendite delle imprese bolognesi ad alto contenuto tecnologico, il 4,4% dei prodotti specializzati e high tech venduti dall’Italia all’estero, ed il 59,9% di quanto esportato dalle imprese bolognesi in complesso. Nonostante il rallentamento dell’ultimo anno, -1,1% rispetto a fine 2023, superano le vendite di prodotti tradizionali e standard di oltre 20 punti percentuali.
Per le importazioni invece il peso degli acquisti ad elevato contenuto tecnologico (42,2%) è inferiore all’import dei prodotti tradizionali (54,3%), pur rimanendo superiore alla media nazionale (36,8%).
Napoli, Catania e Torino sono le sole, tra le città metropolitane, ad avere una quota dell’export high tech superiore a quella bolognese (dal 61% di Torino al 72% di Napoli), a fronte di una quota nazionale che non va oltre il 43,6%.
Metalmeccanica e industria alimentare i settori che investono di più
Nel corso del 2024 il 59% delle imprese del manifatturiero bolognese ha effettuato investimenti nelle varie aree di attività (processi, prodotti, commercializzazione). La quota è di poco inferiore rispetto all’anno precedente (era il 60% a fine 2023), e per il 43% delle imprese gli investimenti realizzati quest’anno sono stati superiori a quelli dello scorso anno.
Si investe ancora soprattutto per esigenze di innovazione degli impianti e di sostituzione o rinnovo dei macchinari esistenti, ma si osserva una sempre maggiore attenzione verso i processi di digitalizzazione, tramite l’acquisto di computer e software, e di innovazione di prodotto.
Tra il 55% e il 57% la percentuale delle imprese investitrici nella metalmeccanica e nel packaging, dove l’attenzione si è concentrata principalmente sulla logistica, sale al 72% quella delle imprese dell’industria alimentare, che nell’anno appena trascorso hanno scelto di fare investimenti prevalentemente nel rinnovo e nell’ammodernamento dei macchinari.
Nel settore edile poco più di un’impresa su tre dichiara di aver effettuato investimenti nel 2024, ma nel 60% dei casi si tratta di investimenti superiori a quelli realizzati nel 2023, ancora una volta destinati a garantire la continuità dei macchinari.
Maggior considerazione per il posizionamento territoriale da parte delle imprese del commercio al dettaglio, il 36% delle quali ha investito nell’apertura di una nuova sede o nel rinnovo di quella già esistente, con un picco nella grande distribuzione organizzata, dove la quota delle imprese investitrici raggiunge l’88%, e di queste oltre la metà investe in logistica.
Anche il 46% delle imprese bolognesi che operano nei servizi ha effettuato investimenti nel 2024, e la quasi totalità dichiara di aver investito di più o in modo analogo all’anno passato. Si investe soprattutto in digitalizzazione, ma anche in logistica e miglioramento di macchinari e prodotti.
Aumentano gli investimenti nella ristorazione, dove peraltro non ci sono imprese che dichiarano di avere investito meno dell’anno precedente, mentre il 70% delle imprese investitrici del settore ricettivo (il 48% sul totale) ha investito più dello scorso anno, concentrandosi in particolare nel miglioramento dell’offerta.
Data Notizia: 2025-03-19
Categoria pagina: Statistica e Studi
Tag: statistica